La Guida sul comune di Caprarola
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La Via Francigena, o via dei Pellegrini, da Viterbo a Ronciglione, attraversa il territorio di Caprarola, scende all'interno della caldera del vulcano e costeggia il lago di Vico.
Quando si parla della via Francigena, via dei Pellegrini o via Romea, si intende una rete viaria molto articolata fatta di strade secondarie, sentieri e mulattiere che convergono verso le direttrici principali.
Nel territorio di Caprarola, la Via Francigena arriva da Viterbo salendo le coste della "montagna", ovvero le pendici dei monti Cimini fino al crinale del Vulcano Vicano che segna il limite del comune di Viterbo. Il confine viene anche delimitato dal passaggio della Strada provinciale SP39 che si distacca dalla Via Cassia Cimina (SP1) al Passo del Cimino, e circoscrive la valle del lago di Vico seguendo in parte il culmine del crinale.
Oltrepassando la SP39, quindi, siamo nel territorio del Comune di Caprarola. Si prende il sentiero che entra nel bosco, evidente e segnalato. Da qui inizia la discesa della Via Francigena all'interno della conca craterica, ma appena entrati nel bosco s'incontrano i resti di un piccolo borgo che costituiva la Stazione di Posta della montagna per il cambio dei cavalli, un'osteria ed una locanda. E' qui che passavano e sostavano viandanti, pellegrini, carrozze, eserciti, mercanti, porporati diretti a Roma. Si tratta dell'antico percorso della Via Cassia Cimina, ovvero la variante della via Cassia realizzata per abbreviare le distanze e, seppur più faticosa vista la costante salita da valle al passo del Cimino, a circa 850mt di quota, beneficiava di un percorso all'ombra ed al fresco, almeno nel periodo estivo.
Dopo aver visitato i ruderi, si riprende il sentiero che poco più avanti conserva ancora un tratto dell'antico basolato. Proseguendo la discesa della Via Francigena si attraversa un secolare bosco di querce che ammanta i crinali, un tempo rifugio ideale di briganti che nei Cimini erano molto numerosi. Un vero problema per i viandanti, prevalentemente concentrato nel XIX sec.. Ogni carrozza, ogni carovana, ogni pellegrino era soggetto all'assalto di briganti. Ma, a parte questo rischio di non poco conto, il luogo permetteva di accorciare notevolmente la distanza per Viterbo e regalava squarci panoramici mozzafiato, a volte sullo specchio del lago, a volte su monte Venere, l'ultimo vulcano spento che si erge dal lago, che una tempo era un isola totalmente circondato dalle acque.
Ci pensarono gli Etruschi, abili progettisti idraulici, ad abbassare il livello del lago e dirottare l'acqua nei coltivi a valle. Senza questo abbassamento del livello, probabilmente non sarebbe stato possibile percorrere la valle del lago con una strada, che di fatto cammina sull'antico letto del lago.
Il tracciato scende fino a valle, in località Canale, ai piedi di Monte Venere, un cono vulcanico misterioso, intrigante ma rilassante ricoperto da una secolare faggeta con esemplari giganteschi. Qui siamo a circa 500 mt sul livello del mare, una quota considerevolmente bassa per il faggio che predilige altitudini maggiori.
Qui, dove arriva la via Francigena, sorge un bel fontanile che butta acqua fresca proveniente da sorgenti vulcaniche. Una bella sorpresa per i pellegrini che qui potevano fare una sosta prima di prendere la salita per la montagna o dopo essere scesi dalla montagna.
Da Canale si riprende la strada ad est, sotto le fronde dei faggi e a sinistra il ripido crinale completamente ricoperto di bosco. La strada ora è asfaltata e segue un andamento sinusoidale. Dopo qualche chilometro la strada si divide: a sinistra risale il crinale e porta sulla via Cassia Cimina (sp1), a Caprarola e in tutte le direzioni. Questa strada venne realizzata ex novo negli anni ‘70 per facilitare la fruizione del lago ed il passaggio dei mezzi agricoltori verso i castagneti e noccioleti.
Voltate a destra in direzione est, ma prima datevi uno sguardo attorno e anche alle vostre spalle da dove siete venuti.
Potrete ammirare il monte Venere ed avere più chiaro che vi trovate all’interno di una conca craterica. Qui, infatti, la vista spazia solo nei panorami all’interno della valle. Proseguendo sulla strada asfaltata, si giunge ad un incrocio, in prossimità del camping. Voltate a sinistra, sempre in direzione est. Sulla vostra sinistra vi tiene sempre compagnia il crinale nord, a destra e a sinistra sarete accompagnati ininterrottamente da noccioleti.
Percorso qualche chilometro, sulla vostra sinistra incontrerete la piccola chiesa di S. Lucia da cui parte un sentiero che sale in cima alla collina dove anticamente sorgeva il borgo ed il castello medievale dei Di Vico, potenti feudatari che si contendevano il territorio.
Il castello venne distrutto nella seconda metà del ‘400 durante le contese con altri potenti, motivo per cui gli abitanti abbandonarono il luogo e si rifugiarono in parte a Caprarola ed in parte a Ronciglione.
La chiesetta, delimita il confine tra il territorio di Caprarola e Ronciglione.
Appena superata la chiesetta, sulla destra, si scende lungo un sentiero che porta all’abboccatore, la chiusa che defluisce l’acqua nell’emissario sotterraneo realizzato dagli Etruschi e poi ampliato dai Farnese, la potente famiglia che possedeva buona parte dei feudi dell’alto Lazio riuniti nel loro ducato di Castro.
Ritornando sulla strada asfaltata, si prosegue in direzione est per scavalcare il crinale e scendere in direzione Ronciglione.
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